Movimento Astensionista Politico Italiano
Commissione di Vigilanza per la Democrazia Partecipativa
Comitato Vigilanza Democrazia Partecipativa
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Chi siamo



CHI SIAMO

Il Movimento Astensionista Politico Italiano è nato in Italia il 12 dicembre 2007.

La sua costituzione di movimento politico fu voluta dal Comitato Cittadiniattivi di Bernalda e Metaponto (MT), che lo creò inizialmente quale strumento di partecipazione politica al di fuori del sistema classico della rappresentanza dei partiti, denominandolo CVDP (Commissione di Vigilanza per la Democrazia Partecipativa).

L’astensione politica certificata per mezzo della non affluenza alle urne, per ogni tipologia elettorale da parte di ogni componente del direttivo del Comitato, è servita inizialmente per dimostrare l’assoluta equidistanza dei suoi componenti da ogni partito o schieramento politico.

Da lì a divenire il principale strumento o movimento di rappresentanza e rivendicazione istituzionale degli astensionisti italiani (intendendo col termine chi non si reca alle urne ma anche chi esprime scheda bianca, nulla, non attribuibile o rifiuto motivato ai seggi) il passo è stato brevissimo, pur se fra non poche difficoltà e battaglie, sempre e comunque contrassegnate dal civile rispetto per le Istituzioni repubblicane, la Costituzione e le leggi italiane.

La mission del movimento è di rendere applicati gli effetti conseguenti al riconosciuto diritto degli elettori di potersi astenere, in quanto l’astensione è già di per sé una manifestazione elettorale o voto a tutti gli effetti.

La stretta censura che i mass media italiani praticano nei confronti dell’astensionismo, in violazione alle più elementari norme sul pluralismo dell’informazione che nella Repubblica Italiana apparentemente vige, e solo sulla carta, fa sì che le lobbies dei partiti possano continuare indisturbati a confondere gli elettori e a prenderli in giro, spingendoli a recarsi materialmente alle urne per esprimere un voto “utile” che tale è solo ed esclusivamente per i loro fini e interessi.

Tutti i partiti italiani, nel temere particolarmente gli effetti giuridici del diritto all’astensione degli elettori, in riferimento al voto fanno spesso leva a un presunto dovere civico, che tale non è, non potendo l’obbligo di recarsi alle urne rappresentare un dovere nell’Italia post-fascista.

Democrazia e obbligo di recarsi alle urne, infatti, non possono assolutamente conciliarsi in uno Stato democratico, e un voto non può definirsi libero se conseguenza anche minima di un simile obbligo.      

La marginalizzazione istituzionale dell’astensionismo è un pericoloso segnale che indica il desiderio, da parte di chi detiene il potere, spesso abusivamente, di volersene illegittimamente appropriare ancora di più.

Coloro che mirano alla repressione dell’astensionismo e alla persecuzione di chi lo pratica sono da definirsi quali autentici cospiratori della democrazia, e, come già accaduto in un recente passato, in ciò potrebbe materializzarsi il primo atto che attesta l’instaurazione di un regime.
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